martedì 30 aprile 2013

Appendice 3, pagina 5: l'arma degli inganni

Come ho detto nella prefazione all'appendice, analizzando la trama di Legacy of Kain ci si rende conto che non si è davanti ad una storia "normale". C'è un protagonista, ok. Ci sono altri personaggi, che assumono ruoli più o meno amichevoli verso di lui. Ma quello che credo davvero non si possa dire che c'è è la "centralità" dell'azione: la storia non ruota infatti tutta attorno al protagonista, anzi, se la si guarda da quel punto di vista si finisce per non capirla neppure. Ad ogni passo fatto da Kain o Raziel o si assiste o si viene a sapere di altrettanti, se non di più, passi fatti da altri, che non andranno probabilmente mai a incidere direttamente sulla vicenda che si sta seguendo, ma che senza i quali non si capisce, per l'appunto, la storia nel suo complesso.

E questo è alla base del discorso, ma solo così non credo ancora di avere spiegato la dinamica della trama. Perché se questo è vero, di sicuro non è tutto. Ogni agente nella vicenda segue il proprio corso, e noi abbiamo gli occhi puntati su un solo personaggio alla volta. Ma le "azioni" compiute non sono quasi mai importanti di per sé: spesso, al contrario, lo diventano perché inducono all'azione un altro. Insomma, per vincere la guerra in corso al livello più alto l'unico modo è costringere qualcuno a sbagliare; nessun attacco frontale, o perché impossibile o perché troppo rischioso. E questo grande incastro di macchinazioni si ripercuote fino ai piani bassi, dove gli agenti diventano pedine di qualcuno o architettano delle macchinazioni a loro volta.


Un esempio semplice? La trama di Blood Omen.

Kain viene ucciso e resuscitato da Mortanius, che poi lo convince che a farlo uccidere siano stati i membri del Cerchio. Quando rimangono solo Kain e Mortanius il negromante sa già che sarà ucciso (anche se il "male" che lo possiede si manifesta e si oppone alla cosa), convinto che Kain alla fine farà la cosa giusta e salverà Nosgoth. Il che non succede, ma questa è un'altra storia.

Mortanius avrebbe potuto uccidere di persona i membri del Cerchio? Forse, ma non lo ha fatto, perché così si è riservato di essere scoperto e fermato, in modo che se anche Kain avesse fallito avrebbe sempre potuto attuare un piano di riserva (sto ovviamente speculando, ma questo è l'unico senso possibile, assunto che debba essercene uno).


Un esempio complicato? Bene, preparatevi.

Kain fa resuscitare Raziel e i suoi fratelli come luogotenenti. Capito che un esercito non basterà a fermare la minaccia che incombe su Nosgoth giustizia Raziel, già consapevole che sarà risvegliato dai suoi nemici che tenteranno di usarlo contro di lui. Dunque Kain colpisce Raziel con la Mietitrice, anche qui già sapendo che non lo ucciderà ma che al contrario la lama si spezzerà a causa di un paradosso temporale troppo forte da aggirare. Quale paradosso? Quello provocato da Raziel stesso in un tempo passato, in cui però non è ancora stato. Kain spinge infatti lungo tutto Soul Reaver 2 Raziel fino all'uccisione dei suoi fratelli e di se stesso umani, sapendo che Moebius lo obbligherà ad usare la Mietitrice per farlo, essendo egli convinto a sua volta che quello che sta per succedere creerà un paradosso che eliminerà Raziel. Perché? Perché Raziel ha al braccio non lo spettro della Mietitrice, ma parte della propria stessa anima, sottratta al corpo di se stesso Sarafan nel momento in cui con la Mietitrice materiale si è ucciso (o si ucciderà, a seconda dei punti di vista). Difatti il piano di Moebius si sta compiendo: Raziel redivivo uccide Raziel umano con la Mietitrice, il frammento della propria anima (che a lui era mancato fino a quando la Mietitrice non gli si era spezzata contro, dato che la sua resurrezione aveva interessato il suo corpo già privo di esso) va nella Mietitrice materiale, e le due "Mietitrici" entrano in contatto, creando un paradosso: lo stesso frammento di anima si trova ora due volte nello stesso posto. Ma è qui che interviene Kain, che aveva calcolato tutto, anche l'inganno di Moebius, e lo rigira a proprio vantaggio: stacca la Mietitrice dal corpo di Raziel, impedendo alla storia di rimodellarsi per la via più facile - l'eliminazione di Raziel - e consentendo a sé e a Raziel stesso una possibilità di cambiare il corso del destino.

Se avete capito tutto, complimenti vivi. Io ci ho messo una settimana, a suo tempo.


Questo articolato incastro di mosse e contromosse non è facilitato nella comprensione da almeno due elementi: il rapporto che spesso arrivano ad avere eventi avvenuti a grande distanza e in contesti completamente diversi e il fatto che noi appunto non "seguiamo" ogni cosa, ma ne scopriamo di sfuggita il grosso in un ordine non lineare. Alla fine abbiamo in mano quel minimo che basta per capire effettivamente cosa è successo (che non viene quasi mai davvero spiegato chiaramente), e il resto è lasciato alla nostra speculazione sulla base degli elementi che abbiamo.

E' per questo che è difficile poter dire di avere capito "tutta la trama": la trama non è quella che vediamo, ma quella che vediamo più circa tre volte altrettanto che non vediamo. E poter dire di avere capito nel modo giusto tutto quello che non vediamo non è così scontato.


Credo sia questo il motivo alla base del non invecchiare mai della storia, capitolo dopo capitolo. Ad ogni gioco non c'è solo una prosecuzione lineare di qualcosa, che si va a mettere davanti a quanto già si ha; quello c'è, ma è costantemente stemperato da nuove rivelazioni sugli antefatti e su tutto il resto che sta intorno ai protagonisti. Il fatto poi che la vicenda si sposti anche nel tempo elimina ogni possibile limite a quanto ancora possiamo vedere e scoprire; e l'uso intelligente e bilanciato che viene fatto di questo strumento non fa che migliorare il tutto.

Ad ogni sequel di un gioco, di solito, ho sempre la paura che possa venire buttata giù una trama stupida che finisca per rovinare anche i giochi vecchi, perché non all'altezza. Questa è l'unica saga che io abbia mai giocato (insieme forse a Metal Gear Solid, che di questa formula narrativa qualche eco in effetti ha) in cui sapevo già a prescindere che quello che avrei visto non mi avrebbe deluso, perché non sarebbe stato un "dopo" o un "prima" aggiuntivo, ma altro materiale che si sarebbe inserito nel grande "mentre" che è tutta la storia.

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