mercoledì 3 ottobre 2012

Introduzione: oriente contro occidente

La storia dei videogiochi è lunga, troppo lunga per volerla approfondire tutta; non è mia intenzione scrivere di quella, quanto piuttosto mettere una parola laddove nessuno (o quasi) ancora si è deciso a provarci.


Neanche a farlo apposta, per motivi anagrafici mi sono avvicinato al mondo dei videogiochi esattamente nel periodo in cui si stava vivendo una grande rivoluzione. Erano gli anni '90, e le grandi console Nintendo, che avevano dato nuova vita all'industria videoludica dopo la crisi e la quasi scomparsa del settore degli anni 1983-1985, stavano ormai vedendo finire i loro giorni di gloria, condannate all'estinzione dalla diffusione crescente del CD, supporto che Nintendo rifiutò ostinatamente di adottare ancora per parecchi anni a venire (era ormai il 2001 quando uscì il Gamecube). Questo vuoto fu subito colmato dai personal computer, e poco dopo da un'altra azienda giapponese, Sony, con la celeberrima PlayStation.


Questo è lo scenario in cui crebbe però anche un'altra rivoluzione, parallela e legata a doppio filo alla prima, ma più sottile da cogliere. I titoli per le console Nintendo erano nella stragrande maggioranza concepiti e sviluppati da aziende giapponesi, e di conseguenza finquando quelle console dominarono il terreno europeo e nordamericano ci fu un'incredibile contaminazione culturale orientale, che, travolgendo le generazioni più giovani, si sarebbe resa esplicita solo col passare degli anni. Non ricordo esista un solo videogame (che ad onor del vero in inglese si scrive quasi sempre "video game", staccato) davvero noto anche tra i non appassionati pubblicato negli anni 1985 - 1990 che non fosse giapponese.

D'altro canto, tutte le marche di personal computer che ebbero maggiore successo erano americane (o, come la Apple, multinazionale di stampo americano), il che aprì uno spiraglio a nuovi sviluppatori occidentali. Anche Sony, da parte sua, si rese molto aperta alla nuova industria occidentale videoludica, pubblicando loro molti titoli, anche di successo: dei dieci giochi più venduti nella storia della PlayStation 1 quattro sono occidentali (Crash Bandicoot, Crash Bandicoot: Warped, Tomb Raider e Tomb Raider 2), mentre nella stessa lista relativa al Nintendo 64 - uscito peraltro due anni dopo - ne troviamo uno solo, l'ormai storico Goldeneye.


Questo inaspettato slittamento dell'industria videoludica verso ovest non ebbe conseguenze solo economiche, ma anche e soprattutto culturali. Era iniziato il periodo d'oro dei videogiochi occidentali. Ma esisteva una linea netta di demarcazione tra i prodotti di una o dell'altra parte? Sinceramente, no; non ancora. Ma qualcosa cominciava già ad intravedersi.

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