lunedì 4 marzo 2013

Appendice 2: videogiochi e leggende moderne

Come cominciare... sto per entrare senza dubbio nel tema più vasto, di difficile analisi e che più si presta a polemiche e confutazioni di tutto l'universo videoludico preso in senso lato. Premettendo che su questi argomenti, perché di più di uno in effetti si tratta, si potrebbero scrivere interi libri, cercherò - come ho del resto fatto fino ad ora - non di dare vita ad una "banca dati" (che sono convinto finirebbe unicamente per ingrossare ulteriormente l'enorme mole di dati, controdati, teorie, proposte, risposte e quant'altro già esiste), ma piuttosto ad una linea interpretativa alternativa del fenomeno, e che spero almeno qualcuno saprà capire, elaborare e riutilizzare a sua volta.


La premessa indispensabile per entrare in argomento è che per comprendere questo vastissimo fenomeno bisogna guardare, più che ai videogiochi di per sé, a tutto il mondo che sta loro intorno. Un gioco, da solo, non scatena polemiche, non fa nascere miti, né tanto meno si genera una propria fama, positiva o negativa che sia. A fare tutto questo sono esseri umani, quasi sempre esterni ai creatori del gioco stesso, e per comprendere davvero i fenomeni che andrò a toccare servirebbe forse più uno studio sociologico che un (auto-nominatosi) esperto di videogiochi.

D'altra parte, siamo su un sito di videogiochi. Inutile negarlo. Quindi, farò del mio meglio per provare a bilanciare le due cose - l'aspetto sociologico e quello videoludico - lanciandomi in un'analisi che non so bene come verrà recepita da chi legge, ma che almeno ho la certezza sarà originale.


Cominciamo dalla parte più spinosa del tema, quella umana. Premetto che non ho titoli di studio di nessun genere in questo ramo, non avendo mai neanche letto un libro di sociologia o psicologia; ma, dato che come ho già detto mi limiterò ad un'indagine superficiale, confido basterà l'esperienza che mi sono fatto del mondo, soprattutto di questa sua parte.

Internet è un media usato in modo massivo soprattutto dai più giovani, e lo stesso sono i videogiochi; non voglio dire cose banali, ma oggettivamente chiunque può figurarsi che a cercare informazioni in internet su un videogame (o, per cui il ragionamento è ancora più valido, a metterne lui stesso) sarà sempre una persona sotto ai 70, quasi sempre una sotto ai 50, molto spesso una sotto ai 40 e praticamente sempre una tra i 14 e i 30. Possiamo assumere che buona parte del materiale sui videogiochi che rimbalza per la rete, escludendo quello proposto da sviluppatori e addetti al settore in senso lato (vedi siti di recensioni e notizie), è quasi sempre stato scritto da un ragazzo con un po' più di 20 anni o da un ragazzino che vede avvicinarsi i 18.

L'informazione, con la "i" maiuscola, per essere ritenuta valida, necessita per sua stessa definizione di alcune caratteristiche preliminari: fonti per le notizie e competenze in materia da parte di chi scrive. Scordarsene sarebbe come voler parlare di una partita di calcio già avvenuta senza averla neanche vista e non guardando neanche tanto il calcio in generale: tradotto in linguaggio terra-terra, "discorsi da bar".

Ora, la tesi che voglio portare avanti è che, per quanto ci siamo tutti quanti abituati e non ci facciamo neppure caso, quasi tutto ciò che leggiamo in internet (su siti di non-retribuiti del campo) sono appunto discorsi da bar. La mia non è una critica alla cosa di per sé: ognuno dica ciò che vuole, è libero di farlo, anche se parla per sentito dire e senza conoscere bene l'argomento. Il vero problema è in chi legge, non in chi scrive: mancano del tutto le chiavi di lettura (questo penso si possa dire per internet in generale, non solo riguardo ai videogiochi) per distinguere competente da incompetente, informazione da informazione. Ditemi che non è vero, se ne avete il coraggio: ditemi che se cercate un'informazione non troppo importante su Google qualunque pagina un minimo presentabile vi si apra non siete propensi a prenderla per buona.

Su internet chiunque può scrivere quello che vuole, e chiunque ci finisca spesso lo prende per vero o almeno per possibile. Moltiplicate la cosa per tutte le informazioni riportate, da un sito all'altro, da blog a blog, vere o false che siano, senza praticamente mai citare neppure la precedente pagina come fonte, fatelo per una decina di anni buoni e avrete il caos attuale, dove a resistere sono le informazioni impacchettate con più cura e che fanno più colpo, non quelle con un fondo di verità o perlomeno ben argomentate.


E ora entriamo nel caso specifico. Cosa non si è detto sui videogiochi. La seconda parte di questa seconda appendice finirà per toccare un mondo "altro" da quello di internet, quindi per adesso la lascio stare e concludo il discorso, che si riallaccerà invece direttamente con la prima voce.

Con un po' di pazienza e un po' di fortuna si possono scoprire tante, ma tante di quelle storie "successive" a vari videogame da perdere letteralmente il conto. Misteri legati alle produzioni, doppi significati nascosti, storie di paura sovrannaturali da falò da campeggio... Ripeto, non riuscirei mai a riportare tutto, neppure impegnandomici a tempo pieno, e comunque non riuscirei mai a CONFUTARE tutto, perché è quella la parte che occupa più tempo.

Perché è questo il vero problema: quando nasce una storia su internet, anche e in particolare su un videogioco, nessuno accende mai il cervello. Improvvisamente, figlio di un universo senza memoria, quel racconto sembra risalire dall'alba dei tempi, e il solo fatto che esista in una pagina carina e dall'aspetto abbastanza professionale la rende automaticamente corroborata e meritevole di interesse. Lo ammetto, alcuni degli "scherzi" (siamo gentili, via) virali che ho letto sono tanto a prova quanto a controprova impossibile, e si meritano in linea di massima almeno il beneficio del dubbio; in altri casi, però, il credito che si dà alle baggianate di un burlone con del tempo libero è a dir poco imbarazzante.

Sto accusando tutti e non sto accusando nessuno. Dico solo che forse, se non altro per un minimo di amor proprio e per la propria intelligenza, sarebbe il caso di iniziare a piantarla di perpetrare questo giochino scemo da bambini solo per ricevere 300 visualizzazioni e 5 commenti sul proprio blog, e magari iniziare piuttosto a cercare di guadagnarselo un po' di rispetto, smettendola di prenderlo a prestito da un altro di cui non si sa neanche il nome.

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